Cosa hanno in comune Nietzsche, Borges e Houdini?

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Letture in difesa dei poeti calzolai e dei rimestatori di sogni

(reading per voce e campionatori audio)

Mi appassionano le storie di chi non riesce a fare soltanto una cosa. Carl Gustav Jung ne scrisse in un illuminante saggio dedicato ad Anima e Animus: «La Persona è un complicato sistema di relazioni fra la coscienza individuale e la società, una specie di maschera che serve da un lato a fare una determinata impressione sugli altri, dall’altro a nascondere la vera natura dell’individuo. La società esige che ciascuno rappresenti la sua parte il meglio possibile: ciascuno deve stare al suo posto; l’uno è calzolaio, l’altro poeta. Non è previsto che si sia l’una e l’altra cosa a un tempo. Un uomo simile sarebbe “differente” dagli altri, non del tutto fido. Nel mondo accademico sarebbe un dilettante, in religione un libero pensatore».

Gli inconvenienti sociali che capitano a chi manifesta questa eterogeneità di propensioni mi fanno pensare a Borges. Anni fa, qualcuno lo accusò di non essere uno scrittore, ma semmai un filosofo. È un argomento che ho incontrato altre volte tra i suoi detrattori. La prima volta che lo sentii pronunciare avevo vent’anni. Mi sembrò assurdo. Come se qualcuno mi avesse parlato male della Callas perché quando mangiava tzatziki aveva l’alito pesante.

Emanuele Coco, Cosa hanno in comune…